L'italiano, questo sconosciuto

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  1. sylvie84
     
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    Ho come il sospetto che provincie e province siano entrambi accettati.
    Mio padre, che insegnava italiano in un liceo, dà la stessa spiegazione che dai tu (consonante-vocale etc..)
     
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  2. jessicafornile
     
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    la forma dialettale "mi sono comprato" la uso spesso, nel parlare, non di certo nello scrivere..esempio: "stanotte mi son sognata", "mi son mangiata" etc.
     
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  3. krysma
     
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    avere un genitore insegnante di italiano: wowwwwwwwwwww
     
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  4. sylvie84
     
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    CITAZIONE (krysma @ 28/2/2012, 10:24) 
    avere un genitore insegnante di italiano: wowwwwwwwwwww

    Ahahahahahahhaah.. come farsi bacchettare per i congiuntivi fin dalla più tenera età! :)
     
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  5. iopeas
     
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    Altra questione calda, concordanza del participio passato al femminile in caso di ausiliare avere! Ho trovato su internet:

    Nei tempi composti con l'ausiliare essere, il participio passato solitamente concorda con il soggetto. Es. Carla è andata via
    Più complicata la storia con l'ausiliare avere (verbi transitivi e intransitivi). Dall'antico significato della formula domum constructam habeo appar chiaro che in origine il participio s'accordava col relativo oggetto - accusativo. Così era prevalentemente nell'italiano antico. Anche scrittori posteriori e moderni si mantengono in parte fedeli a questa regola, cfr. aveva rubati danari (Machiavelli), Lucia aveva avute due buone ragioni (Manzoni) [...]
    Ma in genere col passar dei secoli s'è avuta una sorta di fossilizzazione del participio. Col perdersi della coscienza del significato originario, l'accordo del participio non fu più strettamente osservato, cfr. aveva vinto una impresa (Machiavelli) Il vernacolo toscano oscilla tra accordo e non accordo del participio [...] Nel rifacimento del suo romanzo, il Manzoni sostituì spesso al participio declinato della precedente edizione la forma invariata, cfr. ha scansato (1825 scansata).

    Si è arrivati così all'uso attuale (non voglio dire regola): il participio passato coniugato con l'ausiliare avere è solitamente invariabile, tranne quando è accompagnato da pronome personale atono complemento oggetto. Es. ha rottO la testa - LA(L') ha rottA

    L'italiano deriva dal latino, questo è pacifico; ma, a parte l'evidente continuità lessicale, la struttura grammaticale e sintattica ha subito profonde trasformazioni. Il latino è lingua flessiva: la funzione delle parole si riconosce dalla desinenza, e la posizione è in genere irrilevante.
    Le lingue europee moderne hanno perso gran parte di questa caratteristica, e hanno sostituito la flessione con la posizione; questa trasformazione è arrivata al massimo grado nell'inglese, dove le parole non hanno praticamente flessione, e la sintassi è basata quasi esclusivamente sulla posizione delle parole. L'italiano (più ancora del francese: non ingannino distinzioni puramente grafiche) è a metà strada. Ha mantenuto una flessione verbale piuttosto complessa. Ha mantenuto (nel nome, nell'aggettivo, nel participio passato) la distinzione tra singolare e plurale, tra maschile e femminile. Ha perso la flessione dei casi, tranne, in parte, nei pronomi personali, dove si distingue tra soggetto (nominativo) e complemento, e, nella III persona singolare, tra complemento oggetto (accusativo) e complemento di termine (dativo). In compenso, sempre per rimanere nei pronomi, ha aggiunto una distinzione che al latino era sconosciuta: quella tra forma forte (tonica), e forma debole (atona): vedo lui - lo vedo. Tutto ciò che ha perso nella flessione, ha dovuto, ovviamente, recuperarlo nella posizione.
    L'italiano si trova quindi a seguire due logiche completamente diverse. In genere questo non crea guai, ma a volte le due logiche entrano in conflitto fra di loro, e la lingua comincia ad avere comportamenti schizofrenici. Casi tipici sono, appunto, le concordanze verbali, e, peggio ancora, l'uso dei pronomi personali. Quindi abbiamo la seguente situazione:

    mi ha rottO la testa: all'interno della frase le funzioni sono determinate prevalentemente dalla posizione delle parole; in questo caso la lingua tende all'economia, e la concordanza fra il participio passato e il compl. oggetto cade perché è superflua;
    finitA la festa, gabbatO lo santo: il participio passato ha valore aggettivale, e concorda con il nome, perché rientra nel caso più generale della concordanza dell'aggettivo;
    me L'ha (LA ha) rottA: il pronome personale atono è strettamente legato al verbo; ha quindi una specie di forza di attrazione che impone la concordanza al participio passato, nonostante la situazione, dal punto di vista dell'analisi logica, non sia diversa dal caso 1
     
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  6. lunalu
     
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    ma nooooooooooooooooo, il participio passato non si concorda se l'ausiliare è avere

    CITAZIONE (sylvie84 @ 26/2/2012, 18:06) 
    CITAZIONE (iopeas @ 26/2/2012, 17:58) 
    Potremmo utilizzare questo spazio per chiarire eventuali dubbi sulla nostra splendida lingua!

    Egli vìola o viòla? Perchè o perché? Sognamo o sogniamo? Ho comprato o mi sono comprato? Dò o do? Qual'è o qual è? Provincie o province? Psicologhi o psicologi? Etc.

    Esponete i vostri dubbi o le vostre certezze su errori ricorrenti :)

    vìola
    perché
    sogniamo (ma non metterei la mano sul fuoco)
    ho comprato (l'altra è una forma dialettale)
    do (ma non sono sicura al 100% nemmeno qui)
    qual è
    provincie o province non me lo ricordo MAI
    psicologi

    Quante ne ho sbagliate???

    nessuna!
     
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  7. krysma
     
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    CITAZIONE (sylvie84 @ 28/2/2012, 14:41) 
    CITAZIONE (krysma @ 28/2/2012, 10:24) 
    avere un genitore insegnante di italiano: wowwwwwwwwwww

    Ahahahahahahhaah.. come farsi bacchettare per i congiuntivi fin dalla più tenera età! :)

    ma li sbagli? no allora BENISSIMO
     
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  8. sylvie84
     
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    CITAZIONE (krysma @ 28/2/2012, 22:09) 
    CITAZIONE (sylvie84 @ 28/2/2012, 14:41) 
    Ahahahahahahhaah.. come farsi bacchettare per i congiuntivi fin dalla più tenera età! :)

    ma li sbagli? no allora BENISSIMO

    Credo di aver sbagliato l'ultimo quando ero ancora all'asilo..almeno davanti ai miei :)
     
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  9. LittleEye_88
     
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    eppure avrei detto do' e sognamo . Di sognamo proprio convinta, per il tempo indicativo... :(

    però ho trovato chi mi sostiene. come il Satta

    http://www.mauriziopistone.it/testi/discus...1_sogniamo.html

    Nella I coniugazione, le desinenze regolari sono -iamo per la 1a persona plurale dell'indicativo e congiuntivo presente, -iate per la 2a persona plurale del congiuntivo presente di. Quindi si dovrebbe dire:
    (che) noi amiamo (che) noi sogniamo (che) noi ci vergogniamo
    che voi amiate che voi sogniate che voi vi vergogniate.

    Ma il gruppo -gni- a qualcuno dà fastidio. Come regolarsi?

    Vi sono diverse posizioni:

    Il Satta, pur citando vari esempi, anche illustri, di forme senza la i, continua a esprimere la sua preferenza per la coniugazione regolare: prima persona plurale, noi sogniamo all'indicativo e congiuntivo; seconda persona plurale, voi sognate indicativo, che voi sogniate congiuntivo.
    Il Serianni ammette sia le forme con la i, che quelle senza.
    Il Sensini riporta come ormai entrate nell'uso le forme senza la i.
    Il DISC Compact dà senza commenti: sogniamo sognate all'indicativo, sogniamo sogniate al congiuntivo.

    Quindi, ognuno fa come crede.

     
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  10. iopeas
     
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    In italiano, la i eufonica (o protetica o prostetica) è un espediente eufonico, oggi in disuso. L'espediente prevede l'aggiunta di una i alla parola se inizia per s impura (nell'italiano antico anche se inizia per gn) ed è preceduta da una parola che finisce per consonante.

    Il fenomeno può trovare una motivazione di ordine fonologico: contrariamente alla convenzione ortografica, la s impura non appartiene fonologicamente alla sillaba che segue ma a quella che precede, il che fa nascere la necessità di una vocale di appoggio, introdotta, quale nucleo sillabico, per rendere la pronuncia più fluida; è lo stesso motivo per cui alcuni articoli davanti a "s impura" mutano per questioni eufoniche

    Il fenomeno è apparso attorno al XIV secolo e caduto in disuso nel primo XX secolo:

    strada → istrada (it. ant.)
    Spagna → Ispagna (it. ant.)
    gnocco → ignocco (it. ant., XV secolo)


    « Dove vanno tutti gli altri? Prima di tutto, anderemo in istrada »

    (A. Manzoni, I promessi sposi, cap. XXIX)
    « E pensò subito a mettere, non solo questa, ma anche la valle, in istato di difesa »

    (A. Manzoni, I promessi sposi, cap. XXIX)
    « Qualunque cosa gli domandino, matita, gomma, carta, temperino, impresta o dà tutto; e non parla e non ride in iscuola: se ne sta sempre immobile nel banco troppo stretto per lui, con la schiena arrotondata e il testone dentro le spalle »

    (E. de Amicis, Cuore), Novembre - Il mio amico Garrone)


     
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  11. krysma
     
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    gioco o giuoco?

    io uso gioco, ma molti usano giuoco
     
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  12. LittleEye_88
     
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    noooooooooooooooooo giuoco non si può sentireeeeeeeeeeeeeeeeee :ph34r:
     
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  13. annunciata
     
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    diciamo che più che altro giuoco è alquanto antico!!:-D
     
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  14. LittleEye_88
     
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    (www.aetnanet.org) di Nuccio Palumbo

    Ci si chiede da tempo dove va la nostra lingua. Non solo i linguisti, ma anche gli insegnanti se lo chiedono quando correggono gli scritti dei loro allievi. Nonostante nell’ultimo Garzanti siano state registrate più di 3000 voci, paradossalmente il lessico dei giovani risulta impoverito e appiattito; la ricchezza lessicale dell’italiano sembra oramai optare a favore di un vocabolario omogeneizzato – per dirla con Pasolini – spesso oscuro, impreciso e banale. I giovani studenti ( ma non solo loro), trovano sempre più difficoltà ad organizzare un discorso scritto che abbia i requisiti di un testo, cioè di un insieme di segni che acquistano valore all’interno della struttura linguistica dal rapporto logico-grammaticale che si instaura fra essi. Spesso ci troviamo di fronte a elaborati che appaiono non solo poveri di contenuti ma, ancor peggio, disorganici e mal connessi. Evidentemente l’arte dello scrivere è “arte difficilissima da acquistare”, e le sole conoscenze grammaticali, pur necessarie, non sono sufficienti. Per apprendere l’arte della scrittura bisogna passare dalla grammatica della frase alla grammatica del testo. Ma per capire la grammatica del testo bisogna in primo luogo sapere leggere. Ecco il punto: prima di insegnargli a scrivere è più utile che l’alunno impari a leggere, a sapere leggere. Già Seneca lo raccomandava: lectio diligens ad scribendum parat ! Naturalmente non “cuiuslibet libri lectio alit mentem“ ma quella dei buoni libri, della buona letteratura. Allora, la lettura consapevole dei classici può rappresentare, oggi più che mai, di fronte alla dilagante società dello spettacolo fondata sul predominio delle immagini, non solo “ l’unica scelta di civiltà che ci può aiutare a capire meglio noi e gli altri, ma anche, e soprattutto, lo strumento imprescindibile per poter dare ordine alle nostre idee e forza logica di ragionamento alla nostra scrittura. La letteratura dei classici, “è l’unica terra promessa - scrive I. Calvino - in cui il linguaggio diventa quello che veramente dovrebbe essere: ordine, precisione, nitidezza di immagini, incisività, resa delle sfumature del pensiero e della immaginazione. Sono questi i valori da difendere se vogliamo salvare i giovani da una “epidemia pestilenziale” che pare abbia colpito l’umanità nella facoltà che più la caratterizza, cioè l’uso corretto appropriato e civile della parola.

     
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  15. iopeas
     
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    più che altro ormai la lingua si evolve, in un mondo globalizzato e veloce per stare al passo dei tempi deve semplificarsi. Il latino era l'optimum, l'ho già scritto da qualche altra parte. Lingua asciutta, pratica, spiccia. Es. pratico: sono stato= fui, 3 lettere invece di due parole, un unico tempo verbale per passato remoto e prossimo. Perifrastica attiva e passiva, che genialità! I casi invece delle preposizioni...insomma altro che lingua morta, i romani erano gente pratica, non perdevano tempo, conducevano affari e guerre, dovevano comunicare in maniera asciutta e chiara.

    prendete il de bello gallico...che capolavoro di pulizia, chiarezza, sintesi. Al contrario non mi piace il latino di Cicerone, guarda caso nemico di Cesare, lo trovo ampolloso ma d'altra parte lui azzeccagarbugli era, colto sì ma sempre azzeccagarbugli...
     
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222 replies since 20/11/2011, 11:48   1826 views
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